...In this great future, you can't forget your past...

domenica 26 agosto 2012

L'ultimo periodo...

Era da tanto che non scrivevo qui, sul blog. 
Beh... di cose ne son successe. 

Riporto il testo che ho scritto durante il viaggio che ho fatto.   


Venerdì, 24 agosto. Ore 14.35
Scrivo questo post da una delle carrozze-sauna del treno che mi sta riportando a casa, dopo una settimana di ritiro in quel di Formia.
Questo ritiro è stato il più corto tra tutti quelli che ho fatto. Breve ma intenso. Credo di aver imparato veramente un sacco di cose in quest’ultima settimana.
Innanzi tutto ho conosciuto ragazze/i nuove/i, giovani con il quale mi sono trovata subito molto bene. In realtà questo ritiro non era previsto sul mio programma ma io volevo esserci soprattutto per conoscerli e per riuscire a trasmettere ad ognuno di loro qualcosa di mio, qualcosa che magari alla loro età io non sapevo, per aiutarli a vivere nel modo migliore questa esperienza e per far spiegare loro cosa vuol dire essere all’ Easy Speed, come lavoriamo e come interpretiamo noi l’atletica.
Foto di gruppo - CPO di Formia
Così ho cercato di dare i consigli e le dritte migliori ad ognuno di loro: a Lara, a Elisa, a Marta, a Mattia e Alessandro e per pochi giorni anche a Greta, Sara e Letizia che però vedo molto più spesso al campo assieme a Claudio e Nicolò (già miei compagni di squadra).
Inizialmente temevo di non riuscire a colpirli, a farmi ascoltare o più semplicemente a non integrarmi tra di loro visto che ormai molti anni sono passati da quando ero una quindicenne.
Invece piano piano credo di essere riuscita a lasciare un pezzo di me in tutti quanti. Spero di essere stata un valido esempio, un buon consigliere e un abile “allenatrice.”
Da questa esperienza ho imparato a vedere l’atletica anche dall’altro punto di vista. Non più solo come un’atleta ma anche da “allenatrice”, appunto. Ed è qui che la mia testa si è aperta.
A volte noi atleti siamo convinti che gli allenatori siano come semplici professori, persone che insegnano a correre, che preparano programmi e mettono a punto il nostro corpo per farci trovare pronti alle gare. Invece dietro al loro lavoro c’è molto di più... C’è un rapporto che inevitabilmente nasce tra la figura dell’atleta e quella dell’allenatore. L’allenatore dovrebbe quindi essere autorevole e autoritario ma anche flessibile e duttile, dovrebbe capire quando il suo atleta può dare di più e quando invece ha bisogno di riposare.
Inoltre a volte spiegare gli esercizi, la tecnica di corsa, le andature non è così facile. Occorre non solo la teoria ma una buona dose di pratica perchè è difficile insegnare qualcosa se non la si prova sulla propria pelle.
Parlando con i ragazzi ho capito che non sono sola, non sono la sola ad avere certe paure e a nutrire certe ambizioni.  Alla loro età ero anch’io così... dubbiosa e impaziente. Col senno di poi, adesso, sapendo come sono andate le cose tornerei indietro solo per affrontare certe situazioni in modo diverso: con meno pensieri e con meno paure. A volte è capitato di ritrovarmi da sola a dover affrontare certi pensieri, che troppo spesso ho tenuti solo per me mentre è importantissimo buttar fuori tutto, aprirsi e condividere le paure perchè così diventano piccole piccole e si possono affrontare a muso duro.
Adesso non mi reputo un’atleta di alta fascia perchè le mie ambizioni vanno ben oltre i confini nazionali però se ripenso a quando ero cadetta/allieva avrei fatto la firma per arrivare dove sono oggi.
Di errori in gara (e non) ne ho fatti, alcune occasioni le ho perse... ma sono contenta di tutte le scelte che ho fatto, orgogliosa della strada che sto percorrendo e delle esperienze che sto facendo grazie all’atletica.
La gente potrebbe pensare che son pazza... faccio sport per campare, non sono in un gruppo militare, passo mesi fuori casa tra raduni e gare, lascio a casa il moroso...
Molti potrebbero pensare che sto sacrificando la mia vita per questa passione poco redditizia (per ora) ma io credo fortemente che prima o poi raccoglierò i frutti di ciò che ho investito negli ultimi 10 anni della mia vita. Sono sicura che andrò orgogliosa della strada percorsa.
Vorrei trasmettere qualcosa a qualcuno, un giorno.
Vorrei ritrovare nei giovani ciò che mi ha contraddistinto in questi anni, nonostante tante cadute, tanta pazienza e tante ingiustizie.
Ringrazio la mia società, l’Easy Speed 2000 perchè grazie a questo ambiente sono cresciuta con un certo tipo di mentalità: sana e pulita. Parlando con i ragazzi in ritiro ho capito di essere stata fortunata a trovare Riccardo e un’insieme di persone dedito all’atletica d’elite.
Quest’anno è capitato di tutto ma sono ancora qua, sempre appassionata e desiderosa di migliorare, di diventare sempre più forte.
L’Easy Speed concentra tante risorse su di me, perchè crede in me e ha molte aspettative nei miei confronti. Le loro aspettative sono sempre state fondate e quando non ho raggiunto i traguardi prefissati non ho ricevuto trattamenti di favore. Qui all’ Easy Speed si ha qual che si merita. Il modo migliore per ricambiare dovrebbe essere il comportamento che dovrebbe essere insito in ogni atleta: umiltà, educazione, dedizione, impegno, ambizione, concentrazione, determinazione e voglia di migliorare se stessi prima di tutto.

Così si è concluso il mio viaggio attorniata dai pensieri raccolti negli ultimi 7 giorni.
Il venerdì è passato così: arrivo in stazione a Termini, navetta per Ciampino e decollo dall’aeroporto destinazione Bergamo.

Sabato, (cioè ieri), invece sono andata a correre a Chiasso. Mi sono dedicata alla velocità. Erano due anni che non la correvo. Diciamo che sono soddisfatta anche se puntavo ai personali. Però dai, non avevo mai iniziato così bene la seconda parte di stagione.
Ho corso i 100 in 12”91 e i 200 in 25”79 (ma la curva di quella pista è veramente infame!)

A settembre farò più gare possibili, per poi andare in vacanza una settimana a ottobre e riprendere la preparazione in vista della prossima stagione.

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